«De André, un piacere interpretarlo»
«Faber e, ancora prima, Giorgio Gaber, per scelta. E per il futuro un progetto legato alla canzone d’autore. Avrei voluto studiare musica, ma ho privilegiato “Lingue”, preferenza tornata utile nel mio lavoro. Non sempre è possibile visitare una città…»
«De André fa parte della mia gioventù, ho consumato i suoi dischi, col tempo ho sognato di realizzare un tributo che fosse soddisfacente, pur rendendomi conto di avere lasciato fuori dalla rassegna dedicata all’indimenticato Faber, brani come “La guerra di Piero” o “La canzone di Marinella”, ma a quel punto lo spettacolo sarebbe durato tre ore e mezza, invece “Come una specie di sorriso” è un tributo di “appena” due ore e un quarto».
Neri Marcoré, protagonista del terzo appuntamento della stagione orchestrale ICO Magna Grecia risponde alle domande dei i giornalisti nella sede dell’Istituto superiore di Studi musicali “Giovanni Paisiello”. Insieme con lui, il direttore artistico dell’ICO, il maestro Piero Romano, e il direttore del liceo musicale, Gabriele Maggi. Anche gli studenti, rompono gli indugi e rivolgono domande al poliedrico artista marchigiano. «Invidio la vostra età e la preparazione specifica su ogni strumento musicale sul quale state studiando, benché da giovane io abbia compiuto una scelta più pratica, privilegiando “Lingue”, uno studio che nel mio lavoro di attore mi è tornato utile dovendo più avanti recitare non solo in italiano».
«La scelta del “Paisiello” non è casuale», ha dichiarato Romano, «intanto in quanto Istituzione, con l’ICO Magna Grecia promuoviamo la musica classica e le combinazioni che questa può favorire come i tributi musicali a pop, jazz e cantautorale come si evince per alcuni degli eventi presenti nel cartellone della nostra ultima Stagione orchestrale». «E’ motivo di orgoglio ospitare un artista del livello di Marcoré, che con la sua presenza incoraggia gli allievi dell’Istituto, alcuni dei quali hanno avuto occasione di suonare con l’Orchestra della Magna Grecia», ha proseguito Maggi.
«Non è peso, ma un piacere», ha spiegato Marcoré, «cantare e recitare, nel caso di Gaber prima, con canzoni e monologhi, e di De André oggi: nessun obbligo, la mia scelta risale a qualche anno fa, a quando portai in scena prima “Un certo Signor G”, ispirato a Gaber, e successivamente “Quello che non ho”, il mondo di De André insieme alle opere di Pasolini, questo per dire quanta passione già avessi per la musica rappresentata a teatro; e la storia continua, in cantiere ho un progetto che interesserà il mondo cantautorale nel suo complesso, altro impegno al quale mi sottoporrò molto volentieri».
Marcoré e l’ICO. «Con l’Orchestra della Magna Grecia è stato subito amore a prima vista, tutti bravissimi, poi ho ritrovato un amico, il maestro Valter Sivillotti, con il quale avevo già lavorato in Friuli; avrei voluto visitare Taranto: c’era da provare, dovevamo perfezionare alcune cose sulle quali l’Orchestra della Magna Grecia aveva già lavorato; spesso quando si fa questo lavoro non sempre c’è tempo per visitare le città che ospitano i tuoi spettacoli. Ho trovato un teatro bello e un pubblico caloroso con il quale ho condiviso riflessioni ripercorrendo lo straordinario repertorio di De André».
Foto: Aurelio Castellaneta/Orchestra Magna Grecia